Il niente che ho dentro

Non ho niente da dire. 
Dico sul serio, assolutamente niente.
Spero basti la mia faccia a far capire tutto. E se non sarà così? Se si vuole essere compresi bisogna parlare, spiegarsi, dire un sacco di blablabla che alla fine non servono a niente. Però bisogna dirli.

Altrimenti addio, sei chiuso fuori. Come posso pretendere che gli altri mi vengano incontro se non parlo?
È tutta colpa tua, Lorenzo, che non apri mai la bocca.
È che forse non ho niente da dire, davvero.
E allora cos'è quel nodo che senti all'altezza dello stomaco.
Niente.
Cosa vedi con quel tuo sguardo perso?
Niente.
O forse niente è la parola giusta per definire tutto ciò che mi passa per la testa. Ricordi sbiaditi che mi camminano per la mente, comparendomi davanti agli occhi all'improvviso, come flash.


FLASH! Sono sul sedile posteriore della macchina dei miei. Posso avere cinque anni al massimo. Devo andare in bagno e cerco di dirlo alla mamma, ma lei sta discutendo con papà. Forse hanno sbagliato strada. Non è il momento di disturbarli.

FLASH! Ho quattordici anni e sono alla festa di compleanno di un mio amico. Il vassoio delle crostatine all'albicocca è dall'altra parte del tavolo. Dovrei chiedere a qualcuno di passarmelo, ma mi vergogno. Sono già troppo grasso, non posso mangiare ancora. Non mangerò mai più.

FLASH! Stamattina un uomo sulla quarantina mi ha sorpassato in fila alle poste, fingendo di non vedermi. Avrei voluto dirgli che c'ero prima io, ma non ne valeva la pena per uno stupido posto. E' rimasto allo sportello venti minuti e quando è andato via ho incrociato il suo sguardo. Ho subito abbassato il mio.

E adesso sto correndo. Spero che mi ascoltino, stavolta. Non so cosa dirò.

E' la prima volta che cerco di far uscire il niente che ho dentro.

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