Il disegno di una speranza vagante

Starlet_eyes Photography

Che poi scavi dentro e ci trovi i frantumi. Ti eri dimenticato che stavano lì; quei mille passi avanti in realtà non erano altro che illusioni del tempo. 
Gli sforzi, le gambe stanche, la testa vuota. E i segni di un benessere surreale, etereo. 
Una dimensione differente. Il punto, lo zero di un disegno magico, talvolta pseudoreale, sempre fasullo.

Questa era un’estate strana. Disegnata dalle perdite, dai cambiamenti, dalle linee di confine, dalla moltitudine di idee, dalla diversità. 

Tutto ciò che aveva costruito si stava demolendo lentamente, pezzo dopo pezzo.

Liv non poteva far altro che restare immobile di fronte a quella regressione; osservava paralizzata quella disfatta, il ritratto di una demolizione controllata e devastante. Silenziosa fuori e potente dentro. 

Reprimi la scelta e soffoca l’aria nei polmoni.

Meglio non respirare piuttosto che respirare una menzogna.

Quando apri il tuo corpo respiri, vivi.

Non parlerò del tuo peccato, lo specchio non lo mostra. Lo terrò per me ma i tuoi valori non sono i miei.

Guardava il suo dolore, i resti e le macerie di tutto ciò che pensava di aver costruito.

Faceva caldo, le sue gambe tremavano. Ma avrebbe fatto i chilometri per tornare a sud, per tornare dove tutto era iniziato. Per incontrare i fantasmi nascosti, affrontarli e poi sedersi accanto alla sua speranza, tenere duro, spaventarsi, prometterlo. E poi ricominciare.

Fu nel mezzo della notte che guardò tutto andare via, senza ribellione, accettando questa imposizione amara e dolente. Mentre trovava forza nei muri che aveva eretto per difendersi, mentre osservava le cuciture, i rattoppi degli strappi subiti. Fu nella notte che si lasciò scivolare verso di sé, verso la sua casa.

Sapeva di averci provato, era sincera e orgogliosa. Sollevò le mani. Inspirò. Espirò.

Sentendo la sua voce si mise in strada, ricordando tutto ma lasciandosi alle spalle un cuore pesante e una mente annebbiata.

Liv era sicura di vedere un nuovo inizio, ne riconosceva il profumo. Si era sentita una nomade senza speranza ma aveva ripreso i sensi e ora bramava, bramava crescere. Guardava il cielo sotto cui si trovava e ammirava l’infinito. 

Amava i cieli. 

Nel crepuscolo, le tue scelte determinano il tuo destino.

Amava la strada.

E il suo disegno di una speranza vagante.






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